
Per parlare di regressione, reincarnazione e karma, e per capire meglio il concetto odierno di queste parole, meglio cominciare con qualche pillola di storia (con spiegazioni ridotte proprio ai minimi termini). Ovviamente si parte dall’oriente dove il concetto è da molto tempo fruibile a tutti ma soprattutto dove la parola Karma ha preso origine.- Siamo in India, 1800- 1600 a.C., dove gli Arii si sono appena installati portando con sé il Vedismo, una religione basata su quattro testi sacri, i Veda, parola che significa “conoscenza” e che insieme al sacrificio è alla base di questo culto. Si prevedeva appunto un sacrificio in onore degli dei, che si chiamava Karman (“rito”): l’uomo, tramite questo sacrificio occasionale praticato da un sacerdote, richiedeva agli dei doni materiali e spirituali, fortuna e ricchezza. L’idea alla base però era un po’ più articolata di come potremmo pensarla oggi: non era come andare a fare la spesa – “Avrei bisogno di 2 etti di fortuna e 3 di ricchezza grazie che domani ho un appuntamento”. Il senso stesso del tempo e della vita era molto diverso. Il concetto principale era: chi faceva celebrare molti Karman in questa vita, avrà favore da parte degli dei nella prossima. Vediamo qui come un’idea di reincarnazione fosse già presente. Il Vedismo getterà poi le basi del Brahmanesimo e dell’Induismo.- Passano un po’ di anni ma rimaniamo in Oriente, dove comincia a prendere piede una nuova religione, il Buddismo, che ha poi portato anche nel resto del mondo il concetto di Karma come lo conosciamo. Partendo dal concetto principale che si vivono molte vite, ha creato sulla parola Karma una sorta di legge dell’equilibrio. E’ presente il concetto di ciclo delle vita, Samsara, a cui tutti siamo destinati: un cerchio che racchiude morte e rinascita perpetue, e da cui non è facile uscire. Durante una vita terrena l’uomo può produrre Karma positivo, facendo azioni virtuose volontarie, o Karma negativo, facendo azioni non virtuose volontarie. Alla fine di quella vita si fanno i conti e il Karma che prevale determina un certo tipo di energia, la quale attrae particolarità che saranno presenti nell’incarnazione successiva. Quindi se si ha più Karma positivo la vita successiva sarà positiva e viceversa. C’è da dire che nel Samsara il Buddismo non includeva solo l’uomo e le sue varie sfacettature, ma anche gli animali: ecco che allora, se hai accumulato molto Karma negativo, potresti rinascere come verme per espiare le tue colpe e riportare equilibrio energetico nell’universo. Esiste però un modo per uscire dal Samsara: diventare illuminati produce Karma neutro che cancella sia il negativo che il positivo e permette di raggiungere il Nirvana. Qui già troviamo quindi il concetto che attraverso le varie incarnazioni, se vissute secondo determinate condizioni, si può sempre più assomigliare alle divinità, o al suo avatar Budda, arrivando all’illuminazione a quindi al Nirvana.- Se ci spostiamo in Europa vediamo che i popoli Celti avevano un importante culto dei morti (quindi dell’anima) ma non si hanno tesi certe che credessero nella reincarnazione, anche se sembra molto probabile visto il bagaglio filosofico-religioso che hanno ereditato dagli Indù.- I Romani erano anche loro convinti dell’esistenza dell’anima, tesi portata avanti soprattutto dall’Orfismo che ci porta poi in Grecia dove nasce l’idea della Metempsicosi, che letteralmente significa “passaggio delle anime”. Dall’Orfismo si passa al Pitagorismo che inserisce la dottrina della trasmigrazione delle anime in un quadro che prevedeva un tempo ciclico per l’universo. Platone poi concepì le successive reincarnazioni come necessarie per espiare una colpa originaria, così che l’anima potesse tornare al mondo delle idee in uno stato di eterna beatitudine. Lo Gnosticismo, pratica filosofica e religione che metteva a base di tutto la conoscenza, vide poi nella Metempsicosi un mezzo necessario dell’anima, oltre che per espiare le colpe, per sviluppare le capacità latenti di aprirsi alla gnosi totale. Torna quindi l’idea di evoluzione dell’anima. Da qui pian piano il concetto si espande in tutta Europa creando la base dell’idea di Karma e reincarnazione moderna occidentale, che troverà un altro importantissimo pilastro nelle idee del filosofo austriaco Rudolf Steiner, nell’ambito della sua corrente di pensiero che si chiama Antroposofia (basata sul concetto, derivante dalla teosofia, di realtà universale concepita come manifestazione divina in continua evoluzione).- Prima di passare all’età moderna apriamo una piccola parentesi legata al Cristianesimo. La sua idea di base, o meglio quella delle varie modifiche fatte nel corso degli anni dalla Chiesa, è che si, esiste un’anima, che nasce piena di peccati, espiati durante la vita terrena tramite sofferenze, ma non la reincarnazione. C’è però la resurrezione, ovvero: se sei riuscito ad espiare i tuoi peccati in vita e a resistere al demonio, puoi raggiungere Dio nell’alto dei cieli. La tua anima rinasce a nuova vita, ma non il tuo corpo. Ci sono però alcuni cristiani che la pensano diversamente: in effetti, prendendo alcuni passi della Bibbia, qualche dubbio nasce. Ecco alcuni esempi:
Nel vangelo di Giovanni c’è una conversazione tra Gesù e Nicodemo, uno dei suoi discepoli-Gesù: “In verità, in verità vi dico, che se uno non nascerà di nuovo, non potrà vedere il regno di Dio” Nicodemo: “Come può un uomo rinascere quando è già vecchio? Può forse rientrare nel grembo della madre per essere rigenerato?” Gesù: “Ciò che nasce dalla carne è carne, e quel che nasce dallo spirito è spirito, non ti meravigliare se ti dico: bisogna che voi siate rigenerati di nuovo” Qui è la parola rigenerati, più che il discorso in sé, che fa pensare ad una rinascita fisica e non solo spirituale. Anche Giobbe parla di essere “generati di nuovo”, di “nascere di nuovo” “corpo e spirito”. In Matteo XVII Gesù parla del profeta Elia che secondo le profezie sarebbe dovuto resuscitare (o reincarnarsi?) per preparare il terreno al messia. Gesù: “Elia è già venuto, e non l’hanno riconosciuto, anzi gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto”. Allora i discepoli capirono che aveva parlato loro di Giovanni Battista. In Matteo XI Gesù: “Egli (Giovanni Battista ndr) è l’Elia che doveva venire. Chi ha orecchie per udire oda” Anche nei vangeli apocrifi troviamo molti riferimenti: ne riporto alcuni, ma ce ne sono davvero tanti. Vangelo di Tommaso Gesù: “Tommaso non ti lamentare se tutto ti va di traverso. In fondo queste prove che tu devi superare, le inventasti tu stesso. Quanti dal cielo si affacciano per vedere se cadi nelle trappole che tu ti sei preparato! Felice l’uomo che supera queste prove perché, al di là, egli trova la Vita” Nel vangelo di Maria Maddalena Gesù: “E’ così, è necessario morire di molte morti per conoscere la luce della nascita”. Oggi i concetti di Karma e reincarnazione vanno oltre le religioni, nel senso che al di là di nomi e aggettivi, il concetto di base è quello uguale per tutti. Il segreto è andare oltre le parole e capirne il significato intrinseco. In questo articolo, d’ora in poi, userò per esempio parole che derivano dalla mia esperienza personale, che magari non coincidono con parole che utilizzano altri per descrivere le stesse cose. Io ho iniziato ad approcciarmi all’argomento della reincarnazione perché ad un certo punto della mia vita ho avuto delle visioni, di flash, che apparentemente sembravano appartenere a vite passate. Abiti diversi, sensazioni forti, ed avvenimenti che spiegavano completamente alcune mie paure di questa vita che fino ad allora non avevano spiegazione. Per quanto riguarda il Karma in sé, con i miei studi sono arrivata a capire semplicemente si tratta di legge universale la quale tende tutto all’equilibrio. Questo significa che se in una vita abbiamo creato un determinato tipo di energia, per tornare dovremmo fare il contrario. Questo si lega anche al concetto di evoluzione di anima. L’anima appartiene al posto che spesso chiamiamo Aldilà, e si incarna sulla terra come noi andiamo a scuola: veniamo qui per imparare, per progredire, per fare esperienze che ci permettono di evolvere, per poter magari un giorno raggiungere quella luce che qualcuno chiama Dio. E’ ovvio che noi non ci laureiamo dopo la prima elementare, quindi l’anima non si evolve dopo una sola vita, ma ne servono parecchie. Purtroppo, a parte rare eccezioni, noi non ricordiamo spontaneamente le vite precedenti, ma se ci pensate bene forse è anche meglio così. Se noi ricordassimo tutto, avvenimenti, emozioni, rabbie, dolori ecc… saremmo troppo condizionati da questi ricordi, sarebbe un fardello troppo pesante, e questo non ci permetterebbe di affrontare le prove come si dovrebbe per poter evolvere. Uno strumento che ci aiuta a ripescare alcune scene delle vite precedenti è la meditazione regressiva. Per capire come funziona spiego brevemente gli stati alterati del cervello e dove si colloca la meditazione regressiva.- Stato Beta → veglia, piena coscienza- Stato Alfa → livello meditativo che si divide in: LEGGERA, meditazione di rilassamento, MEDIA, recupero di ricordi di infanzia, PROFONDA recupero di immagini di vite precedenti- Perdita di consapevolezza: – Stato Theta→ipnosi – Stato Delta → sonno profondo. Con la meditazione regressiva si lavora nello stato Alfa arrivando al più profondo. In questo stato si è sull’orlo della coscienza: alcuni ricordano tutto, altri solo alcuni punti, altri niente (sarò poi io a riferire in ogni caso).La differenza di questa meditazione e quelle che si trovano per esempio su Youtube è che, essendo guidata dal vivo, io uso tecniche per aiutarti a superare le barriere che la tua mente mette, perché le vedo dal vivo, e questo mi permette di portarti ancora più in profondità. E siccome si va molto a fondo, è importante avere qualcuno di preparato di fianco, soprattutto nel caso in cui uno si lasci coinvolgere troppo dalle emozioni e situazioni di quella vita passata. Ma esiste un altro tipo di meditazione regressiva, un 2.0 se vogliamo, che non solo va a rivedere le vita passate, ma permette di rivivere anche la vita tra le vite, ovvero quello che la nostra anima vive tra una reincarnazione e l’altra. Le domande che mi vengono fatte da chi vuole fare questa esperienza sono quasi sempre le stesse. Per esempio: “Come faccio a sapere quale vita devo vedere?” Questo è un problema che la tua mente non deve porsi, anzi, potrebbe essere un freno il pensare e arrovellarsi su cosa vedrete e su dove andrete. La nostra anima sa cosa vedere in quell’esatto momento della vostra vita. E la scelta, al momento che vi viene chiesto, sarà istintuale. Vedrete esattamente cosa avete bisogno di vedere in quel momento. Questo significa che, in sedute diverse, è possibile visitare la stessa vita passata, ma momenti diversi. Un’altra domanda che mi sento spesso porre è: “Ma quello che ho visto è vero o sono solo immagini nella mia mente?” Il preside di Hogwarts Silente alla stessa domanda rivoltagli da Harry Potter ha risposto: “Se fosse solo frutto della tua mente vorrebbe forse dire che non è vero?” Il concetto è semplice: io ovviamente credo alla reincarnazione, se no non l’avrei studiata da così tanti anni. Se voi ci credete o no, spetta a voi deciderlo a seconda delle vostre esperienze. Tutto questo non cambia che l’esperienza della meditazione regressiva, che sia stata reale o meno la vita che vedete, porta a galla tematiche su cui lavorare e immagini nascoste nella nostro subconscio che comunque ci portano giovamento, o al minimo ci danno un altro punto di vista. Una domanda invece che non mi fanno quasi mai, ma che vorrei mi fosse fatta è: “Quali sono i requisiti minimi per poter fare una meditazione regressiva?” Secondo la mia esperienza non tutti sono pronti subito in ogni momento per poter fare una regressione meditativa. Come dice il nome stesso il requisito minimo per poterla fare è avere una famigliarità con la meditazione, o anche solo con il rilassamento. Ho scoperto che ci sono persone che non riescono neanche a stare sdraiati a pancia in su, semplicemente non si sentono a loro agio. Posso capire la sensazione, ma non è un buon inizio per una meditazione regressiva. Bisogna poi avere anche un minimo di dimestichezza con la visualizzazione, il che vuol dire non solo riuscire a creare immagini ad occhi chiusi, ma anche avere la capacità di lasciare che le immagini vengano a te, senza crearle. Chi fa questi tipi di esercizi sa che non è affatto semplice. Ovviamente ci sarà un aiuto da parte mia durante la meditazione, ma non sottovalutiamo mai la resistenza che le paure creano in queste occasioni. Qualsiasi altro dubbio vi assicuro che verrà dissipato facendola.
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